Il mondo (de paura) di Csaba

Ormai in tv è costantemente “ore pasti”. Antonella Clerici, facci spazio. Benedetta Parodi, levati.
È arrivata un’orda di programmi televisivi pieni di fornelli, padelle, teglie imburrate, soufflé, vol au vent, tartufon e c’est si bon.
Cercheremo di raccontarvi quanto più possibile di questo nuovo genere televisivo, e cominceremo con lei: Csaba Dalla Zorza. Anche perché, se non ne parlassimo, ci sentiremmo terribilmente in colpa.
Perché Csaba lo sa. Csaba ti vede, ti osserva e ti giudica (un cafone). Csaba sente se tu i suoi insegnamenti non li ascolti. Lei ti vede, coi gomiti sul tavolo, brutto bifolco. Lei, Csaba Dalla Zorza, lo sa se tu le uova sode le tieni a bollire un minuto più del necessario. Cafone.
Non verrà mai, lei, a darti del cafone a casa tua, ça va sans dire. Ha studiato in Francia, all’Accademia Le Cordon Bleu, è chef, scrittrice ed esperta di cura della casa e mise en place (sì, quando apparecchi la tavola, tu ti occupi della mise en place, cafone). Come può, una creatura così raffinata, darti del cafone. Non lo farà. Si limiterà a essere perfetta in ogni movimento, a tirare fuori teglie roventi dal forno senza usare i guanti, a impiattare in pochi secondi le verdure con un senso estetico da far impallidire Coco Chanel e basta: poi vedi tu.

Lei in fondo lo sa, che siamo dei reietti, e ci perdona tutti.

Csaba conduce sul canale Arturo un programma intitolato “Il mondo di Csaba”. Perché il suo è davvero un mondo a parte. Nella tv urlata, chiassosa, con padelle sfrigolanti e tagliatelle di nonne Pine, Csaba arriva leggiadra e vi accoglie a casa sua (senza dire “benvenuti”, ma i cafoni siete comunque voi che non avete portato del vino accendendo la tele) e inizia a raccontarvi i perché e i percome dei piatti che vuole prepararvi oggi.
In tutti i suoi discorsi c’è la Francia. Ogni suo sussurrato e garbato monologo è infarcito di “come dicono in Francia”, “come si usa fare in Francia”, “come ho imparato quando vivevo in Francia”, insomma: grande festa alla corte di Francia!
Mentre Csaba si muove con la grazia di Carla Fracci tra fornelli, frigo, forno e piano di lavoro, ci assale un piccolo dubbio, al quale riusciamo a dare forma solo quando vediamo Csaba tirar fuori dal forno dei pomodori confit. A mani nude. Ma non sarà che Csaba è bionica? Csaba è il Chuck Norris della cucina. Quando Csaba cucina il pesce, la cucina profuma di mughetto di montagna.
Quando l’acqua per la pasta di Csaba inizia a bollire, le bollicine salgono a galla in ordine di grandezza e formano la scritta “Csaba ti amiamo moltissimo”.

Il piccolo Danny Torrance guarda una puntata de “Il mondo di Csaba”, evidentemente preoccupato per la sua mise en place.

Dopo averci preparato pietanze il cui nome non sapremo mai pronunciare, e che non avremo mai il coraggio di toccare per paura che scatti l’antifurto, Csaba ci dedica qualche suo prezioso minuto per una lezione sulla mise en place e il bon ton (non può dire “apparecchiare” e “galateo”. Lei lo dice in francese, “come si usa fare in Francia”).
Noi, sul nostro divano, col tavolino ricolmo di snack, patatine e bicchieri della Nutella con sopra i Puffi, che usiamo per bere bevande gassate di infima qualità, iniziamo a sudare freddo. La mise en place. Come minimo ci vorrà insegnare come apparecchiare la tavola per il presidente degli Stati Uniti.
Ma oggi, dice Csaba, apparecchiamo una tavola informale.
Alé! La so! Informale! Tovagliette all’americana, piatti dell’Ikea, coltello, forchetta, e bicchieri dei Puffi! Sì! Viva i Puffi! Daje Csaba! Escici i Puffi!
Ci fulmina con lo sguardo dalla tv. Uno sguardo pacato, raffinato, privo di emozioni volgari, e con un velo di follia omicida ci fa capire che no, non ci saranno “Puffi”, su questa tavola.
Innanzitutto tovagliette un corno. Stendi una metrata di Fiandra, ché dobbiamo poggiarci su delle porcellane fatte a mano da una vecchina della Provenza, la vecchiètt, come dicono in Francia. I due bicchieri, in modo molto informale, vanno sistemati con una inclinazione di trenta gradi rispetto al piatto. No, non trentuno, trenta. Trenta è più informale.

Csaba ci mostra un indispensabile cazzabbubbolo per una tavola apparecchiata in modo informale.

E poi le posate, senza troppo impegno, perché si tratta pur sempre di una cena informale: coltello, forchetta, forchetta per l’insalata e forchetta per le ostriche.
È vero, credetemi è accaduto: Csaba, per una cena informale tra amici, mette in tavola la forchetta per le ostriche. Le ostriche, un must dei pasti informali tra amici; l’informalité, à le volt, come dicono in Francia.
Non sappiamo ancora se amarla oppure odiarla, Csaba Dalla Zorza. Intanto iniziamo a temerla. E siamo certi di far bene, perché mentre finisce di apparecchiare a bordo piscina, ci dice con nonchalance: “Magari, subito dopo pranzo, potete fare un bel tuffo in piscina”.
Ecco, sì, nel dubbio temiamola molto.

Ms. Conclusion